L’UE a trazione franco-tedesca ha fallito. È ora di passare la mano

Ci risiamo. La contessa Von der Leyen, presidente della Commissione UE, come il lupo, perde il pelo, ma non il vizio. Fedele all’Agenda 2030 lanciata dagli “illuminati” di Davos, la Presidente finanzia, con 2,5 milioni di euro, la comunità LGBT perché istruisca le nuove generazioni al gender e nel contempo appoggia il commissario Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson, che sta predisponendo il passaporto digitale.

Così mentre si procede ad indottrinare nelle scuole bambini ed adolescenti creando in loro i presupposti perché non comprendano più se sono maschi o femmine, si spingono gli adulti ad accettare di postare sui propri smart phone i dati personali per essere sempre meglio e più controllati da remoto.

Controllati da chi? Questo il tremendo interrogativo. Con la scusa di voler agevolare le pratiche d’imbarco e sbarco dei cittadini che frequentano spesso gli aeroporti, si chiede loro di accettare il passaporto digitale, nel quale vengono inoltre accentrati altri dati sensibili, come quelli che riguardano la salute, per esempio.

Il progetto è chiaro: a piccoli passi, ma costanti, si vuole arrivare a controllare milioni di europei immettendo in un unico documento tutto ciò che li riguarda. È l’apoteosi del modello cinese dove persino l’elemosina viene fatta accostando lo smartphone del donatore accanto a quello dell’accattone, seduto a gambe incrociate sul marciapiede. La vita dell’uomo controllata da una o più applicazioni sul cellulare. Tutto concentrato in una schedina che contiene dati sulla salute, sul conto corrente, sugli spostamenti, sugli acquisti, sul livello culturale; informazioni dalle quali poter dedurre stili di vita e comportamenti fino a conoscere le preferenze sportive e il tasso di tifo per la squadra del cuore.

Con la pratica della rana bollita il cittadino europeo, giorno dopo giorno, viene accompagnato docilmente alla pentola di cottura.

Spaventa il numero di giovani che non avverte dove gli “illuminati” lo stanno conducendo. Il fatto di usare costantemente il cellulare persino per pagare il parcheggio o fare il biglietto ferroviario sta conducendo milioni di europei nelle braccia di coloro che, possedendo i loro dati, li potranno controllare.

Mercoledì 9 Ottobre il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, s’è indignato per i disservizi di Ferrovie Nord, RFI e Trenord. C’è da sperare che l’indignazione si sia spinta anche sull’inefficienza dell’acquisto dei biglietti di viaggio affidati esclusivamente alle macchine, quasi sempre guaste, visto che sono state soppresse tutte le biglietterie. L’informatizzazione deve essere a servizio delle persone ed essere impedita quando va a comprimere posti di lavoro che sarebbero invece da preservare (come i bigliettai) perché in grado di semplificare la vita di molti.

Siamo arrivati al punto che certi abbonamenti di Trenord sono sottoscrivibili esclusivamente con bancomat o carta di credito escludendo così il denaro contante.

Anche sotto questo profilo le politiche dell’UE convergono nel disincentivare il più possibile la carta moneta. È un altro motivo per opporsi a Bruxelles che conferma di essere succube di coloro che, lavorando per l’Agenda 2030, sono acerrimi cultori del virtuale.

Ci si deve rendere conto che ha fallito l’Europa a conduzione franco-tedesca con l’aggiunta di un po’ di prezzemolo olandese.

La Germania non ha più la leadership del Vecchio Continente. Ha dato fiato alle politiche green e ha fatto bancarotta. Alla fine sono i fatti che contano. L’ideologia, quando s’incaponisce contro l’evidenza della realtà, si autodistrugge. I tedeschi hanno sbagliato nelle previsioni dell’automotive ed ora ne pagano le conseguenze, che però ricadono anche sulla nostra economia. Insistere con l’auto elettrica e con assurde politiche green è un suicidio.

Anche l’olandese Rutte, neo segretario della Nato, che spinge il mondo alla guerra nucleare per combattere la Russia, è l’uomo sbagliato in un posto di grande responsabilità.

Di questi assurdi comportamenti espressi da personalità di élite nordiche ne abbiamo le tasche piene. È ora ed è bene che siano i Paesi del Sud Europa, con l’Italia in testa, a prendere in mano le redini del proprio destino.

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